La visione rivoluzionaria della relazione con il tutto: l’ecologia integrale della Laudato Sì

di Laura Trappetti

Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La vacca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. (Isaia 1, 6-8)
 
Da tre anni a questa parte sono entrata a far parte del Movimento Laudato Sì, una organizzazione di cattolici che in tutto il mondo si impegna per la giustizia climatica, la cura della casa comune (la Terra) e la diffusione dell’ecologia integrale. Non si tratta solo di fede, la mia è una scelta soprattutto umana, figlia di una visione politica del mondo fortemente connessa all’ambientalismo tradizionale e laicamente alla protezione delle persone più fragili e al sentirmi parte di un destino comune, che solo insieme agli altri si può indirizzare lontano dall’abisso che la crisi climatica, quella bellica e quella sociale rappresentano. È un’affinità nel sentire che fonde valori personali e etici con una concezione spirituale e che appunto già a partire dal 2015, anno di pubblicazione delle lettera enciclica di Papa Francesco Laudato Sì, ho ritrovato nelle parole del Pontefice: non più semplicemente un discorso che contrapponeva l’uomo alla natura, in un eterno conflitto fra sviluppo economico e conservazione dell’ambiente, ma l’introduzione del concetto di integrazione, di diritti condivisi, di vita possibile solo nel rispetto reciproco, solo perseguendo diverse relazioni. Per dirla con le stesse parole di Bergoglio: «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura».

Nessuno fino a quel momento aveva saputo connettere così bene temi che politicamente spesso sono affrontati separatamente, se non addirittura posti in antitesi, laddove non può sfuggire in un mondo globalizzato la loro stretta interdipendenza. Quante volte abbiamo assistito ad esempio allo scontro ideologico fra ambiente e lavoro? Basterebbe pensare all’Ilva di Taranto, alla necessità di lavorare per vivere e all’impossibilità di mantenersi sani e vivi lavorando. Un cortocircuito che forse spiega lo stallo in cui siamo al momento: se il fine è la produzione e il profitto che ne deriva per una parte, qui e adesso, allora va da sé che la salute delle persone e degli ecosistemi non ha alcuna importanza. Il suggello a questa concezione lo ha messo, pochi giorni or sono, il presidente saudita della Cop28, il sultano Ahmed Al Jaber, che guida il colosso petrolifero ADNOC, il quale ha affermato che «non esiste alcuna scienza»che indichi che è necessaria l’eliminazione graduale dei combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale a 1.5°C e che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili non consentirebbe lo sviluppo sostenibile «a meno che non si voglia riportare il mondo nelle caverne». Si tratta di un’affermazione falsa, poiché tutte le proiezioni scientifiche vanno nell’unica direzione di riduzione delle emissioni climalteranti dovute alle fonti fossili, ma che nel suo essere ovviamente interessata, ricalca un modello consolidato nella nostra società. Al contrario Papa Francesco ci mette di fronte la visione innovativa di un progresso tecnologico e scientifico il cui impatto non può e non deve essere esclusivamente negativo, ma al contrario capace di mettersi al servizio della creazione se vista appunto nella sua integrità: uomo, natura, relazione, dignità, pace, disarmo, tolleranza delle diversità. Si tratta di una visione prospettica che prosegue nelle successive Fratelli tutti e Laudate Deum, come una trilogia, un cerchio che si chiude. È questa una via d’uscita, una strada percorribile e non solo per i cattolici o i credenti, ma per tutta l’umanità non più meramente globalizzata e invece unita da un legame biologico, storico e sentimentale. Il nostro cervello non fa differenza fra quanto gli occhi vedono e ciò che la mente immagina, la visione in quanto tale, fisica o mentale che sia, è la fonte delle emozioni e sono esse a muoverci, esse a condizionare le nostre scelte, guidate dal giudizio razionale sui fatti che ci rammentano che non c’è più molto tempo, che al culto delle merci, del profitto, del capitale siamo costretti a sostituire altro.

L’ecologia integrale di Papa Francesco è una visione rivoluzionaria anche per la Chiesa Cattolica stessa e forse è per questo che ancora fatica a farsi strada fra i credenti, i quali spesso preferiscono le confortanti ninna nanne dei riti e delle invocazioni tradizionali. Eppure, guardando oltre, vedendo con gli occhi e immaginando con la mente, si può ipotizzare un risveglio che ci guidi verso il compimento di quanto auspicato nel salmo 84: Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.