Breviario mediterraneo
Predrag Matvejevic scrisse nel 1987 “Breviario mediterraneo”, libro fondamentale per conoscere l’inizio della civiltà, la storia e la geografia, la religione e la cultura. Non solo le nostre. Il Mediterraneo, spiega Matvejevic in quella che rimarrà la sua opera migliore, contiene il Cristianesimo, l’Islam e l’Ebraismo, Sparta e Atene, Roma e Costantinopoli, Alessandria e gli arabi, le Crociate e il Rinascimento. Il Mediterraneo si rivela “un mondo a sé” e contemporaneamente “il centro del mondo: un mare interno, una terra intorno al mare”. Immergersi nelle pagine del Breviario, magari sulla spiaggia di un’estate calda come questa, significa sentirsi parte del globo terraqueo. A ogni riga si squaderna l’avventura del mondo: l’origine della letteratura con Omero, le isole come luoghi di suggestioni contraddittorie (il turismo di lusso e l’esilio carcerario, l’avventura esotica e la condanna alla solitudine), la fenomenologia dei venti che agitano le acque del mare e gli animi degli uomini, la varietà delle denominazioni dei pesci e degli oli d’oliva, i filosofi e i pirati, l’aritmetica e la politica.
La scienza del mare ha prodotto la nascita dell’Europa. L’argomento sembra così vasto da finire per risultare onnicomprensivo, visto che il Mediterraneo ha partorito ogni cosa e il suo opposto in un indissolubile mosaico di contraddizioni. Ma proprio questa tautologia racchiude il significato ultimo del libro: il Mediterraneo è il luogo dove “popoli e razze per secoli continuarono a mescolarsi, fondersi e contrapporsi gli uni agli altri, come in nessun’altra parte di questo pianeta”. C’è chi mette in evidenza le somiglianze e chi invece preferisce sottolineare le differenze: hanno ragione tutti e due, suggerisce Matvejevic, perché il mare unisce e separa. Può unire più di quanto non divida solo se sappiamo riconoscerci come frutti di un destino comune. Oltre a essere tradizione e memoria, “il Mediterraneo è anche un destino”.